giovedì 11 aprile 2019

Terni, la mia città



Terni città dell’acciaio e dell’amore. Due elementi a prima vista incompatibili, ma che descrivono in sintesi aspetti e caratteristiche del passato e del futuro del capoluogo provinciale umbro. Se da una parte, infatti, le Acciaierie sono state e sono tuttora testimonianza del carattere prevalentemente industriale della città, dall’altra il Santo Patrono Valentino rappresenta la speranza di un nuovo rilancio, soprattutto in chiave turistica, sotto il segno dell’Amore. Considerata da sempre l’anello debole del turismo umbro, Terni in realtà avrebbe molto da offrire per chi aspira ad una visita anche di carattere storico, artistico e culturale; le origini assai antiche della città, risalenti ai primi insediamenti del X secolo a.C., testimoniano di un passato lungo e florido, che ha lasciato ampie tracce sul territorio; le antiche necropoli scoperte, a partire da quelle trovate in occasione degli iniziali sbancamenti per la costruzione della fabbrica dell’acciaio, hanno ridato alla luce preziosi oggetti e strumenti delle popolazioni ternane; oggi tanto di quel materiale è conservato nel nuovo e moderno polo museale della città, il CAOS, che comprende sia la sezione archeologica, sia quella dei dipinti, dove dimorano opere di primo piano del Rinascimento italiano, tra le quali spiccano quelle di Piermatteo d’Amelia e Benozzo Gozzoli. Finito il lungo periodo preromano, anche Interamna Nahars (questo il nome dell’antico centro abitato, poiché posto tra i due corsi d'acqua Nera e Serra) venne conquistata e assoggettata al dominio di Roma, diventando inoltre un importante municipio del centro Italia, soprattutto perché posto lungo la via Flaminia, una delle principali vie consolari. Tracce dell’antica città romana sono ancora visibili nella parte vecchia di Terni, nei pressi della Cattedrale, e tra di essi spicca in particolare l’area dell’anfiteatro Fausto, risalente al I secolo d.C., situato all’interno dei giardini pubblici “La Passeggiata”. La storia di Terni segue un destino comune a molte città romane in territorio italiano, che va dal crollo dell’Impero fino alla rinascita in epoca medievale. Dei quartieri e degli edifici dell'epoca di mezzo rimane ben poco, causa i pesanti ed intensi bombardamenti subiti durante la seconda guerra mondiale; nonostante ciò, le chiese del periodo, rimaste ancora in piedi nel centro cittadino, conservano importanti ricchezze dal punto di vista architettonico (San Salvatore, San Lorenzo), artistico (S. Pietro) e storico (Sant’Alò). Alla fine del Medioevo una grande influenza sulla città fu esercitata dai nuovi ordini mendicanti, soprattutto i Francescani, i quali oltre a svolgere opera di predicazione tra le popolazioni, stimolarono e incentivarono la costruzione di luoghi di culto dedicati ai posti dove passò e soggiornò il poverello di Assisi. La chiesa di San Francesco, forse la più amata dai ternani, è anche il pezzo pregiato della Città, con la sua imponente facciata nello stile tipico delle chiese francescane, e il notevole ciclo di affreschi all’interno, nella Cappella Paradisi, opera quattrocentesca di Bartolomeo di Tommaso, raffigurante scene del Giudizio Universale. L’età rinascimentale è testimoniata a Terni dalla presenza di alcuni interessanti palazzi, primo fra tutti Palazzo Spada, oggi sede del Comune; l’edificio, vagamente attribuito ad Antonio da Sangallo il Giovane, morto a Terni nel 1536, forse per le forme architettoniche che ricordano quelle dell’architetto del cinquecento, fu dimora dell’importante famiglia patrizia degli Spada. L’excursus cronologico della storia di Terni attraverso i monumenti e gli edifici più importanti  può essere completato con la Cattedrale, dedicata a Santa Maria Assunta; essa è il risultato di una serie di costruzioni ed interventi che si sono succeduti nel corso dei secoli, i più evidenti dei quali tra il XVI e il XVII secolo e che oggi ne danno l’aspetto più visibile. In epoca moderna e contemporanea la storia di Terni è legata soprattutto alla nascita delle grandi industrie, dalla Fabbrica d’Armi alle Acciaierie, da quelle del manifatturiero a quelle del comparto chimico, le quali tutte insieme hanno reso la Città umbra come una delle più industrializzate d’Italia e d’Europa. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, il sorgere di importanti complessi industriali fu favorito anche dalla rilevante presenza d’acqua nella zona del ternano; acqua che venne utilizzata per alimentare grandi centrali idroelettriche, capaci di dare ingenti quantità di energia alle aziende che avviavano le loro produzioni. Purtroppo oggi queste grandi realtà non esistono più e quel che resta dei gruppi industriali combatte a fatica contro la crisi globale per cercare di mantenere i vitali posti di lavoro. Quando si parla di acqua a Terni non si può non pensare alla famosissima Cascata delle Marmore, realizzata in epoca romana e utilizzata in seguito come fonte di energia idroelettrica; spettacolo naturale affascinante e coinvolgente, fu cantata e raccontata da importanti scrittori e viaggiatori del passato. Ad essa è legata anche un mito di formazione, stimolato forse dalle grandi suggestioni che la cascata suscita, e che fa parte dell’immaginario popolare ternano: i protagonisti del racconto sono i due fiumi che formano la caduta, il Velino e la Nera; i quali altro non sarebbero che un pastorello ed una ninfa innamorati, che non potendo realizzare il loro sogno, furono “condannati” ad unirsi eternamente in forme d’acqua, creando così questa meraviglia. Altra leggenda legata a Terni è quella del drago Thyrus o Tiro, oggi stemma della città; si racconta di un tempo in cui, nella zona del ternano, si aggirava una creatura mostruosa che terrorizzava e uccideva, finché un giovane valoroso affrontò ed uccise il terribile drago; in realtà storie del genere, molto comuni in Italia, si riferivano metaforicamente alle zone paludose infestate dalla malaria (il drago), e poi sottoposte a grandi opere di bonifica, soprattutto grazie ai monaci benedettini (il giovane valoroso). La storia e le leggende di Terni hanno formato e definito il carattere della città e dei suoi abitanti, i quali, consapevoli del proprio passato, vogliono tentare un rilancio del territorio, in grave crisi economica, puntando sulle proprie risorse per aprirsi alla via dell'accoglienza e del turismo.

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