Terni città
dell’acciaio e dell’amore. Due elementi a prima vista incompatibili, ma che
descrivono in sintesi aspetti e caratteristiche del passato e del futuro del
capoluogo provinciale umbro. Se da una parte, infatti, le Acciaierie sono state
e sono tuttora testimonianza del carattere prevalentemente industriale della
città, dall’altra il Santo Patrono Valentino rappresenta la speranza di un
nuovo rilancio, soprattutto in chiave turistica, sotto il segno dell’Amore.
Considerata da sempre l’anello debole del turismo umbro, Terni in realtà
avrebbe molto da offrire per chi aspira ad una visita anche di carattere
storico, artistico e culturale; le origini assai antiche della città, risalenti
ai primi insediamenti del X secolo a.C., testimoniano di un passato lungo e
florido, che ha lasciato ampie tracce sul territorio; le antiche necropoli
scoperte, a partire da quelle trovate in occasione degli iniziali sbancamenti
per la costruzione della fabbrica dell’acciaio, hanno ridato alla luce preziosi
oggetti e strumenti delle popolazioni ternane; oggi tanto di quel materiale è
conservato nel nuovo e moderno polo museale della città, il CAOS, che comprende
sia la sezione archeologica, sia quella dei dipinti, dove dimorano opere di
primo piano del Rinascimento italiano, tra le quali spiccano quelle di
Piermatteo d’Amelia e Benozzo Gozzoli. Finito il lungo periodo preromano, anche
Interamna Nahars (questo il nome dell’antico centro abitato, poiché posto tra i
due corsi d'acqua Nera e Serra) venne conquistata e assoggettata al dominio di
Roma, diventando inoltre un importante municipio del centro Italia, soprattutto
perché posto lungo la via Flaminia, una delle principali vie consolari. Tracce
dell’antica città romana sono ancora visibili nella parte vecchia di Terni, nei
pressi della Cattedrale, e tra di essi spicca in particolare l’area
dell’anfiteatro Fausto, risalente al I secolo d.C., situato all’interno dei
giardini pubblici “La Passeggiata”. La storia di Terni segue un destino comune
a molte città romane in territorio italiano, che va dal crollo dell’Impero fino
alla rinascita in epoca medievale. Dei quartieri e degli edifici dell'epoca di
mezzo rimane ben poco, causa i pesanti ed intensi bombardamenti subiti durante
la seconda guerra mondiale; nonostante ciò, le chiese del periodo, rimaste
ancora in piedi nel centro cittadino, conservano importanti ricchezze dal punto
di vista architettonico (San Salvatore, San Lorenzo), artistico (S. Pietro) e
storico (Sant’Alò). Alla fine del Medioevo una grande influenza sulla città fu
esercitata dai nuovi ordini mendicanti, soprattutto i Francescani, i quali
oltre a svolgere opera di predicazione tra le popolazioni, stimolarono e incentivarono
la costruzione di luoghi di culto dedicati ai posti dove passò e soggiornò il
poverello di Assisi. La chiesa di San Francesco, forse la più amata dai
ternani, è anche il pezzo pregiato della Città, con la sua imponente facciata
nello stile tipico delle chiese francescane, e il notevole ciclo di affreschi
all’interno, nella Cappella Paradisi, opera quattrocentesca di Bartolomeo di
Tommaso, raffigurante scene del Giudizio Universale. L’età rinascimentale è
testimoniata a Terni dalla presenza di alcuni interessanti palazzi, primo fra
tutti Palazzo Spada, oggi sede del Comune; l’edificio, vagamente attribuito ad
Antonio da Sangallo il Giovane, morto a Terni nel 1536, forse per le forme
architettoniche che ricordano quelle dell’architetto del cinquecento, fu dimora
dell’importante famiglia patrizia degli Spada. L’excursus cronologico della
storia di Terni attraverso i monumenti e gli edifici più importanti  può essere completato con la Cattedrale,
dedicata a Santa Maria Assunta; essa è il risultato di una serie di costruzioni
ed interventi che si sono succeduti nel corso dei secoli, i più evidenti dei
quali tra il XVI e il XVII secolo e che oggi ne danno l’aspetto più visibile.
In epoca moderna e contemporanea la storia di Terni è legata soprattutto alla nascita
delle grandi industrie, dalla Fabbrica d’Armi alle Acciaierie, da quelle del
manifatturiero a quelle del comparto chimico, le quali tutte insieme hanno reso
la Città umbra come una delle più industrializzate d’Italia e d’Europa. Tra la
fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, il sorgere di importanti
complessi industriali fu favorito anche dalla rilevante presenza d’acqua nella
zona del ternano; acqua che venne utilizzata per alimentare grandi centrali
idroelettriche, capaci di dare ingenti quantità di energia alle aziende che
avviavano le loro produzioni. Purtroppo oggi queste grandi realtà non esistono
più e quel che resta dei gruppi industriali combatte a fatica contro la crisi
globale per cercare di mantenere i vitali posti di lavoro. Quando si parla di
acqua a Terni non si può non pensare alla famosissima Cascata delle Marmore,
realizzata in epoca romana e utilizzata in seguito come fonte di energia
idroelettrica; spettacolo naturale affascinante e coinvolgente, fu cantata e
raccontata da importanti scrittori e viaggiatori del passato. Ad essa è legata
anche un mito di formazione, stimolato forse dalle grandi suggestioni che la
cascata suscita, e che fa parte dell’immaginario popolare ternano: i
protagonisti del racconto sono i due fiumi che formano la caduta, il Velino e
la Nera; i quali altro non sarebbero che un pastorello ed una ninfa innamorati,
che non potendo realizzare il loro sogno, furono “condannati” ad unirsi
eternamente in forme d’acqua, creando così questa meraviglia. Altra leggenda
legata a Terni è quella del drago Thyrus o Tiro, oggi stemma della città; si
racconta di un tempo in cui, nella zona del ternano, si aggirava una creatura
mostruosa che terrorizzava e uccideva, finché un giovane valoroso affrontò ed
uccise il terribile drago; in realtà storie del genere, molto comuni in Italia,
si riferivano metaforicamente alle zone paludose infestate dalla malaria (il
drago), e poi sottoposte a grandi opere di bonifica, soprattutto grazie ai
monaci benedettini (il giovane valoroso). La storia e le leggende di Terni
hanno formato e definito il carattere della città e dei suoi abitanti, i quali,
consapevoli del proprio passato, vogliono tentare un rilancio del territorio,
in grave crisi economica, puntando sulle proprie risorse per aprirsi alla via
dell'accoglienza e del turismo.
 

 
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